C’era una volta un boscaiolo di nome Bruno, che viveva in un piccolo villaggio ai margini di una grande foresta. Bruno era famoso per due cose: la sua incredibile forza e il suo cranio completamente pelato che brillava sotto il sole come uno specchio. Gli abitanti del villaggio lo chiamavano affettuosamente "Bruno Testa Lucida".
Ogni mattina, all’alba, Bruno si svegliava, si metteva il suo grembiule di cuoio e affilava la sua ascia preferita, una vecchia ma fedele compagna che aveva chiamato "Taglialuce". Poi si incamminava verso la foresta, fischiettando melodie che gli uccellini sembravano imitare.
Un giorno, mentre stava abbattendo un vecchio pino, Bruno sentì un rumore strano provenire dal profondo della foresta. Era un suono melodioso, come se qualcuno stesse suonando un’arpa di cristallo. Incuriosito, lasciò il lavoro e si avventurò tra gli alberi, seguendo quella musica magica.
Dopo un po’ di cammino, Bruno si ritrovò davanti a un grande albero secolare, con radici intrecciate e rami che si estendevano verso il cielo. Seduta sotto l’albero c’era una figura minuta: una fata dai capelli argentati che brillavano come la luna.
La fata lo guardò e sorrise. "Salve, Bruno Testa Lucida," disse con una voce melodiosa.
Bruno si fermò, sorpreso. "Come fai a sapere il mio nome?"
"Le creature della foresta ti conoscono," rispose la fata. "La tua forza e il tuo cuore gentile hanno aiutato molti di noi. Ma oggi sono qui per chiederti un favore speciale."
Bruno si grattò la testa lucida, confuso. "Un favore? Di che si tratta?"
"La foresta è in pericolo," spiegò la fata. "Un'antica creatura, un drago dormiente, si è svegliata nelle caverne sotto le radici. Sta bruciando gli alberi con il suo fiato e minaccia di distruggere tutto. Solo tu puoi aiutarci."
Bruno sentì il cuore battere più forte. Non aveva mai affrontato un drago prima, ma non poteva rifiutare. "Dimmi cosa devo fare," disse con determinazione.
La fata gli porse un piccolo pettine d’argento. "Questo è magico," spiegò. "Se riesci a pettinare le squame del drago, si calmerà e tornerà a dormire."
Bruno non riuscì a trattenere una risata. "Pettinare un drago? E come farò ad avvicinarmi senza farmi bruciare?"
"Il tuo cranio lucido riflette la luce del sole," rispose la fata. "Usalo per accecarlo temporaneamente, così potrai avvicinarti."
Il piano sembrava folle, ma Bruno era determinato. Prese il pettine e si avventurò nelle caverne. Dopo ore di cammino, trovò il drago: una creatura immensa con squame nere come la notte e occhi ardenti come braci. Con coraggio, Bruno aspettò il momento giusto. Quando un raggio di sole penetrò nella caverna attraverso una fessura, si avvicinò lentamente e inclinò la testa. La luce si rifletté sul suo cranio pelato, abbagliando il drago. Approfittando della confusione, Bruno si avvicinò e iniziò a pettinare le sue squame con delicatezza.
Il drago, sorpreso dalla sensazione, si rilassò e si accasciò al suolo, tornando lentamente nel suo sonno profondo. Bruno tornò al villaggio come un eroe. Gli abitanti lo accolsero con applausi, e la fata gli regalò un amuleto magico per proteggerlo nei suoi lavori futuri. Da quel giorno, Bruno non fu più solo "Testa Lucida", ma anche "Il Domatore di Draghi". E così, il boscaiolo pelato continuò a vivere felice, proteggendo la foresta e gli abitanti del villaggio, con la sua testa che brillava come un faro di coraggio e bontà!
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